È morto P. Peter Gumpel, il gesuita grande difensore di Pio XII

Il 12 ottobre è morto padre Peter Gumpel, gesuita, storico della Chiesa e grande difensore di papa Pio XII, di cui è stato vice-postulatore della causa di beatificazione.

Addio a Gumpel, il gesuita che “difese” Pio XII

di Filippo Rizzi (12-10-2022)

Avvertiva di essere in un certo senso «la memoria vivente di Pio XII», il Papa che aveva conosciuto da “vicino” da giovane docente gesuita al Collegio Germanico e di cui evocava spesso «l’affabilità e la capacità di ascolto». Ma soprattutto si riteneva l’ultimo testimone dei tanti gesti di «carità nascosta» compiuta dal “suo” Papa nella Roma occupata dai nazisti nel 1943, dopo la morte nel 2014 del postulatore della causa di beatificazione di Pacelli, il suo amico e confratello Paolo Molinari, dello storico francese Pierre Blet, di suor Margherita Marchione, scomparsa l’anno scorso.

Si può condensare così l’autorevole figura di padre Peter Gumpel, storico (di formazione era anche un teologo) e gesuita di razza, d’origine tedesca, morto ieri mattina a Roma nell’infermeria della Curia generale dei gesuiti “San Pietro Canisio”. Il prossimo 15 novembre (era nato ad Hannover) avrebbe compiuto 99 anni ed era stato relatore della causa di beatificazione di Pio XII dal 1983. Dopo l’ordinazione presbiterale nel 1952 ha conseguito il dottorato nel 1964 presso la Pontificia Università Gregoriana. Successivamente è stato professore di Storia e Teologia della Spiritualità Cattolica alla Gregoriana. Ha poi collaborato — dal 1972 al 1983 — con la Congregazione delle Cause dei Santi.

Proveniente da una famiglia perseguitata a causa dall’aperta opposizione dimostrata ad Hitler e al suo regime e costretto alla fuga prima in Francia e poi nei Paesi Bassi, aveva dedicato la vita a smontare la “leggenda nera” sui presunti silenzi di Pio XII e a difendere il Papa (di cui nel suo studio conservava tante immaginette) soprattutto dalla caricatura teatrale messa in scena nel 1963 dal drammaturgo Rolf Hochhuth con Il Vicario. Su mandato di Paolo VI il religioso ignaziano aveva avuto l’onore, già dal 1965, di accedere a tutta la documentazione sul lungo pontificato di Pio XII (1939-1958) custodita e allora secretata all’interno dell’allora Archivio segreto vaticano (oggi Archivio apostolico). Un privilegio che fu del tutto simile a quello concesso sempre da papa Montini ai quattro storici gesuiti Angelo Martini, Burkhart Schneider, Robert Graham e Pierre Blet, autori della monumentale pubblicazione in 12 volumi Actes et Documents du Saint Siège relatifs à la Seconde Guerre Mondiale che permise di rivelare come Pio XII si spese con la sua azione diplomatica spesso nascosta e lontana dai riflettori a favore degli ebrei perseguitati.

Nelle interviste concesse al nostro giornale, Gumpel aveva raccontato quanto Pacelli si fosse prodigato per la «causa del popolo ebraico» e anche a sostegno della sfollati della sua città d’origine e di cui era Vescovo: Roma. «Il suo storico segretario, il gesuita padre Robert Leiber, mi ha confermato che il Papa ha usato buona parte della sua fortuna personale per soccorrere gli ebrei – aveva rivelato chi scrive nel 2020 –. Come certamente singolare è la tesi dello studioso ebreo sir Martin Gilbert che ha dimostrato attraverso i suoi saggi che molto probabilmente Pacelli abbia salvato più di 100mila ebrei nel mondo, pagando di tasca propria molti viaggi della speranza dalla Germania verso il Portogallo o il Brasile».

Padre Gumpel nella sua lunga esistenza – lui che era stato tra i curatori con perizia certosina della positio della causa di beatificazione – aveva gioito nel 2009 quando Pacelli era stato dichiarato venerabile sotto il pontificato di Benedetto XVI. Custodiva come una reliquia del cuore il fatto di aver raccolto per l’iter canonico la testimonianza della storica collaboratrice di Pacelli, suor Pascalina Lehnert. È morto nei giorni in cui ricorrono i 60 anni dell’apertura del Concilio Vaticano II. Una volta aveva confidato a chi scrive: «Anche Pio XII aveva pensato a un Concilio per completare il lavoro incompiuto del Vaticano I».

Ma soprattutto nutriva questo auspicio: «Non ha nessuna importanza se sarò ancora vivo; però so che un giorno Pio XII sarà elevato all’onore degli altari e proclamato santo».

(Fonte: Avvenire)


Padre Gumpel, il più deciso difensore di Pio XII

di P. Federico Lombardi, SJ (13-10-2022)

È mancato ieri mattina 12 ottobre, il padre Kurt Peter Gumpel. Si trovava ormai da vari anni nell’Infermeria della Residenza San Pietro Canisio, vicino alla Curia generalizia dei Gesuiti, dove si era trasferito insieme al padre Paolo Molinari nel 2010, dopo 50 anni esatti di servizio nella Curia insieme a lui, per vivere ancora con lui l’ultima tappa del lungo cammino.

Il padre Gumpel stava per compiere 99 anni, essendo nato ad Hannover il 15 novembre 1923. La sua famiglia era di livello sociale altissimo, ma fu perseguitata dai nazisti. Il religioso fu sempre molto discreto su questo tempo drammatico della sua giovinezza, ma raccontò egli stesso che sua madre era stata imprigionata e suo nonno ucciso. Perciò dovette molto presto lasciare la Germania e la sua educazione continuò prima in Francia e poi in Olanda, presso il collegio dei gesuiti di Nimega. Qui durante la guerra, dopo la maturità liceale, continuò gli studi filosofici e nel settembre del 1944 entrò nel Noviziato della Provincia Olandese della Compagnia di Gesù. Nel 1946-47 svolse vari incarichi nel Collegio Sant’Ignazio di Amsterdam, ma nel 1947-49 fu inviato a Roma, come docente di filosofia presso il Collegio Germanico-Ungarico, dove molti dei suoi discepoli, in quegli anni di dopoguerra, erano più anziani di lui.

Segue la formazione teologica in Inghilterra, alla Facoltà dei Gesuiti dell’Heythrop College, negli anni 1949-1953. Qui Gumpel si incontra con un giovane gesuita italiano, Paolo Molinari (a cui insegna l’inglese), dando così inizio a un sodalizio di amicizia e di collaborazione che durerà per tutta la vita.

Nel 1952 viene ordinato sacerdote. Il Terz’anno, con cui si conclude la formazione del padre Gumpel come gesuita, ha luogo in Spagna, a Gandía nel 1953-54. Tornato al Germanico come docente di teologia, ottiene il dottorato alla Università Gregoriana, ma è nel 1960, con la nomina ad assistente del nuovo Postulatore generale della Compagnia di Gesù, padre Molinari, che inizia il lungo periodo di vita del padre Gumpel presso la Curia generalizia dei Gesuiti e il suo impegno per le cause dei santi. Un impegno che si allarga ben oltre la Compagnia di Gesù. Dal 1972 al 1983 infatti è consultore della Congregazione e dal 1983 al 1993 Relatore e docente dello Studium della stessa Congregazione. Contemporaneamente insegna spiritualità e diritto alla Gregoriana e all’Orientale.

Insieme al padre Molinari, nella loro collaborazione alla Postulazione della Compagnia, quando nel 2010 terminò il loro incarico, avevano conseguito 39 fra canonizzazioni e beatificazioni. Il padre Gumpel da solo, come Relatore presso la Congregazione, aveva seguito oltre 70 Cause. Un lavoro incredibile, svolto sempre con l’impegno e l’attenzione scrupolosa del vero competente, sia in storia, sia in teologia, sia in spiritualità.

Molte altre cose andrebbero ricordate della vita e dell’attività del padre Gumpel. Ad esempio che Giovanni XXIII e Paolo VI ebbero grande stima dei padri Molinari e Gumpel, e ricorsero spesso al loro consiglio e ai loro servizi. Padre Gumpel ricordava che durante il Concilio, proprio per desiderio di Paolo vi, aveva assistito a varie conferenze episcopali africane per aggiornamenti, approfondimenti e consigli teologici.

Ma indubbiamente la causa che più impegnò il padre Gumpel e che lo rese in certo senso “famoso” è quella di Pio XII. Nel 1965, verso la fine del Concilio, Paolo VI annunciò l’introduzione delle due cause di Pio XII e Giovanni XXIII.

Quella di Pio XII fu affidata alla Postulazione della Compagnia di Gesù. Postulatore era quindi il padre Molinari, con l’assistenza di padre Gumpel, che poté svolgere studi profondissimi negli Archivi vaticani, con piena libertà di accesso. Nel 1983 poi, al padre Gumpel, divenuto Relatore presso la Congregazione delle Cause dei Santi, fu assegnato il compito ufficiale di Relatore della Causa di Pio XII. Si può dire senza timore che probabilmente nessun altro ha studiato e conosciuto così profondamente la figura e l’operato di Pio XII. E certamente egli fu il più deciso e dedicato difensore di Pio XII di fronte alle accuse e obiezioni che gli sono state mosse da varie parti. Gumpel era un poliglotta straordinario, parlava bene inglese, italiano, tedesco, francese, olandese e spagnolo. Oltre a numerosissime pubblicazioni e partecipazioni a convegni, diede oltre 300 interviste televisive, radiofoniche e ad altri media. Per molti giornalisti le interviste con Gumpel rimangono indimenticabili. Limpide, chiare, decise… poteva parlare letteralmente anche per ore rispondendo in modo estremamente diretto alle domande più impegnative. Non si rifiutava mai se poteva difendere la memoria di Pio XII e lo faceva con argomentazioni e documentazioni assolutamente affidabili.

Era assolutamente convinto che Pio XII meritasse la canonizzazione e che la Chiesa prima o dopo la proclamerà. A chi lo interrogava su questo argomento rispondeva: «Sono fermamente convinto, e non ha nessuna importanza se sarò ancora vivo, che un giorno Pio XII sarà elevato agli onori degli altari e dichiarato Santo».

Al rigore dello studioso si accompagnava un impegno personale di vita religiosa veramente radicale. I confratelli sapevano che dietro una certa apparente freddezza o rigidità esteriore vi era una disponibilità al servizio degli altri attenta e generosa. Il suo amore e la sua fedeltà alla Chiesa, la sua devozione per le persone dei papi che aveva servito rimangono eminenti ed emblematiche. La Compagnia di Gesù ha avuto in lui un membro eminente. La figura di Pio xii il suo più dedicato, competente, affezionato difensore. Per questo ne sentiremo certo la mancanza. Ma ora, dopo quasi un secolo di vita, per lui è giunto il tempo del riposo e dell’incontro con Colui del quale diceva con commozione: Scio Cui credidi.

(Fonte: L’Osservatore Romano)


Padre Gumpel, lo studioso che smontò i miti contro Pio XII

di Ermes Dovico (14-10-2022)

Il 12 ottobre è morto padre Peter Gumpel, gesuita tedesco di 98 anni (ne avrebbe compiuti 99 il 15 novembre). Gumpel è noto in particolare per aver potuto accedere, fin dal 1965, alla documentazione sul pontificato di Pio XII contenuta nell’Archivio Segreto Vaticano (l’odierno Archivio Apostolico) e aver così contribuito a smontare, insieme ad altri storici, le leggende nere che circolavano su papa Pacelli.

Leggende che avevano raggiunto il culmine nel ‘63, attraverso la rappresentazione teatrale Il Vicario del drammaturgo Rolf Hochhuth, che accusava il Pastore Angelico di essere rimasto passivo e indifferente di fronte al genocidio compiuto dai nazisti. Una “tesi teatrale” che fa a pugni con la realtà di un pontefice, quale Pio XII, che mise in piedi un’opera capillare per offrire rifugio, nutrimento e salvezza a migliaia di ebrei. Eppure, la suddetta tesi non è mai scomparsa dalla propaganda anticattolica, di cui lo stesso padre Gumpel, come testimoniava, faceva esperienza nel suo lavoro di storico.

La Nuova Bussola ha intervistato don Nicola Bux, che ha conosciuto personalmente il gesuita tedesco.

Don Bux, ci può tratteggiare innanzitutto la figura di padre Gumpel?
Apparteneva a una famiglia nobile tedesca, che fu perseguitata sotto il governo nazista a causa delle sue origini ebraiche e costretta a emigrare. Il suo ruolo di storico ha avuto risalto, essenzialmente, per i suoi lavori di ricerca e di acclaramento della verità sulla figura di Pio XII. Era già noto ai tempi di Paolo VI, perché fu allora che si approfondirono le ricerche su Pacelli. Papa Montini stimava molto Pio XII (con il quale aveva lavorato quando era Sostituto alla Segreteria di Stato) e perciò volle che si pubblicassero documenti per attestare l’opera di Pacelli durante la guerra. Al Concilio Vaticano II lo stesso Paolo VI chiese che fosse avviata contemporaneamente la causa di beatificazione sia di Giovanni XXIII che di Pio XII. Poi, sotto Benedetto XVI, la postulazione della causa di Pacelli è stata affidata ai gesuiti, anche perché i gesuiti sono stati consiglieri di Pio XII, che si avvaleva molto del loro aiuto. Faccio notare che già due mesi dopo la sua morte era stata pubblicata la prima preghiera per chiedere la sua beatificazione: Pio XII morì infatti il 9 ottobre 1958 e già l’8 dicembre di quell’anno veniva dato l’imprimatur a un suo santino.

Che ruolo ha avuto padre Gumpel nella causa?
Padre Gumpel, in particolare, è stato il relatore della causa di beatificazione di Pio XII per trent’anni, dal 1983 al 2013. In quell’arco temporale, nel 2009, la Chiesa ha riconosciuto le virtù eroiche di papa Pacelli, che è quindi stato proclamato venerabile da Benedetto XVI. Papa Ratzinger si è servito fino alla fine della collaborazione di padre Gumpel, per fugare l’ultimo dubbio che pesava sul processo di beatificazione, e cioè se Pio XII avesse fatto tutto il possibile per aiutare e salvare gli ebrei. Gumpel, appunto, fugò con grande perizia gli ultimi dubbi in merito. Tra l’altro, incontrò il leader di un gruppo di circa 800 rabbini ebrei ortodossi nordamericani che gli diede una dichiarazione scritta in cui spiegava che gli ebrei ortodossi non erano d’accordo con quei fratelli nella fede che si intromettono nelle questioni interne della Chiesa. È noto che sulla vicenda di Pio XII hanno pesato condizionamenti politici di parte, che hanno rallentato l’iter per la beatificazione, ma che padre Gumpel riuscì bene a “dribblare” con la forza della documentazione storica, che attesta il comportamento esemplare del Santo Padre.

Padre Gumpel si rammaricava per il fatto che ci fossero personaggi noti, anche in ambienti cattolici, che non sostenevano la beatificazione di Pio XII.
Sì, io ho avuto modo di conoscerlo e di parlare con lui, quando era ancora in forze. Poi negli ultimi anni è stato ricoverato in infermeria e quindi non ha più seguito la postulazione, anche perché la causa – raggiunto il grado della venerabilità – attende solo il riconoscimento di un miracolo per la beatificazione e poi di un altro per la canonizzazione.

Lui supervisionò la positio sulle virtù di Pio XII, un lavoro di tremila pagine.
Certamente è un lavoro in cui ha avuto un grande ruolo, e si è avvalso di tanti collaboratori. Padre Gumpel era convintissimo della santità di papa Pacelli. Un’altra grande figura nella causa è stato il postulatore padre Paolo Molinari (†2014). Dopo la morte di Molinari, che faceva seguito a quella dello storico gesuita Pierre Blet (†2009) – uno dei quattro autori della monumentale opera in francese “Atti e documenti della Santa Sede relativi al periodo della Seconda Guerra Mondiale” – padre Gumpel era diventato una sorta di ultima memoria storica di Pio XII e dell’epoca in cui l’Archivio Vaticano sul suo pontificato (aperto dal 2020) era inaccessibile ai più. Come dicevo, fu Paolo VI che fece pubblicare quella documentazione sul periodo della guerra, per chiarire ulteriormente il ruolo di Pio XII.

Ci può fare qualche esempio di ritrovamento storico illustrato da padre Gumpel?
Lui ha fatto parecchie scoperte. Ma una che vorrei indicare, visto anche il 60° anniversario dal suo inizio, è quella sulla convocazione del Concilio ecumenico. Molti non sanno che Pio XII avrebbe voluto riprendere il Concilio Vaticano I che era stato interrotto a seguito della Presa di Roma. Con Pio XI non fu possibile concretizzare la cosa, per le contingenze storiche. Pio XII aveva ripreso il piano di convocazione del Concilio; a volte è stato detto che egli non l’abbia convocato perché si sentiva anziano: nel 1951 aveva 75 anni, con alle spalle le fatiche dell’Anno Santo (1950). Poi iniziarono a manifestarsi nel Santo Padre i prodromi della grave malattia che lo afflisse, come scriveva lo stesso Gumpel, e che nel ‘54 fecero seriamente temere per la sua vita. Ma questi non erano gli unici fattori, ce ne furono altri, che fanno capire perché Pio XII non abbia, per prudenza, convocato il Concilio: Pacelli sapeva bene che un eventuale Concilio – per le materie gravi da trattare, per i tempi e le divergenze di allora – si sarebbe protratto per un po’ di anni. E quindi lui era convinto che in quell’epoca – siamo all’inizio degli anni Cinquanta, con la Cortina di ferro e l’impedimento per molti vescovi dell’Europa orientale – non ci fossero le condizioni per una convocazione conciliare. Comunque, come sappiamo, e questo Gumpel lo mette bene in evidenza, il magistero di Pio XII ha avuto un’influenza considerevole sul Vaticano II, al punto che è la fonte più citata nei documenti conciliari. A proposito vorrei fare una riflessione.

Quale?
Se ci sarà la beatificazione di Pio XII si ricomporrà forse quella “rottura” tra Chiesa preconciliare e postconciliare, menzionata da Benedetto XVI nel celebre discorso del 2005 sulla necessità di un’ermeneutica della continuità. Il fatto che Benedetto XVI abbia contribuito a rilanciare la causa di Pio XII con la dichiarazione sull’eroicità delle virtù, e quindi la venerabilità, dimostra che l’ermeneutica della continuità ha bisogno di un segnale. Pio XII ha collaborato tanto con i gesuiti e spero che ora che c’è un Papa gesuita possa arrivare questo segnale.

Dagli studi di Gumpel è emersa anche la vicenda della religiosa addetta al governo dell’appartamento di Pio XII, la tedesca suor Pascalina Lehnert, che durante il conflitto coordinò – su incarico del Santo Padre – l’accoglienza degli ebrei in diversi monasteri e lei stessa andava in giro per Roma alla guida di un furgone, distribuendo cibo e vestiti.
Sì, oltre che nelle ricerche di padre Gumpel, questo è un aspetto ben documentato da Dominiek Oversteyns, della Famiglia spirituale “L’Opera”, che a Boccea (Roma) ha creato un piccolo museo, allestito grazie al contributo della stessa suor Pascalina. La cosa che impressiona quando si visita quel museo sono le scarpe – bucate nella suola – di Pio XII, che lui non faceva riparare per devolvere il più possibile ai bisognosi. Durante la guerra non faceva accendere i caloriferi in Vaticano, per solidarietà con le tante famiglie che stavano al freddo. La carità di quest’uomo, papa Pacelli, è stata grande, ma mai sbandierata. Sempre Oversteyns ha fatto una mole imponente di ricerche sulle famiglie ebraiche, raccolte su un sito Internet, in cui censisce tutti gli interventi fatti da Pio XII in favore degli ebrei a Roma. Nel 2021 è stato anche pubblicato il libro di Johan Ickx (Pio XII e gli ebrei), che da decenni lavora negli archivi della Santa Sede. Non so in che modo abbiano collaborato Gumpel e Ickx, ma quest’ultimo, nel volume, inserisce nei ringraziamenti il gesuita tedesco. In questo libro si descrive tra l’altro la storia del bureau, l’apposito ufficio creato da Pio XII per aiutare gli ebrei.

Ickx ha contato – nell’archivio della Seconda Sezione della Segreteria di Stato – 2800 richieste di aiuto, relative a circa cinquemila persone. E spiega che si tratta di cifre che potrebbero un giorno essere riviste al rialzo…
Esatto. Perciò risultano avvilenti i tentativi da parte di certa pubblicistica anticattolica di dipingere Pacelli come “il Papa di Hitler”, quando invece i nazisti, come spiegava padre Gumpel sulla base dei documenti dell’epoca, odiavano Pio XII. E tra i fedeli la devozione è molto viva. L’attuale postulatore generale dei gesuiti, padre Pascual Cebollada, mi ha detto che ogni giorno giungono alla postulazione richieste da tutto il mondo di santini di Pio XII (con le preghiere per impetrarne la beatificazione), a conferma della sua fama di santità.

(Fonte: La Nuova BQ)


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