L’annuncio degli storici: «La leggenda nera su Pio XII è demolita»

Il giudizio di molti storici critici è diventato molto più equilibrato per le acquisizioni documentali raccolte (documenti diplomatici, testimonianza delle persone salvate..) e attualmente la bilancia pende nettamente a favore dei “difensori” della verità storica.

MATTIA FERRARI

ottaviani blessing - CopiaDa quasi sessant’anni dura una vigorosa polemica storiografica sull’atteggiamento assunto dal papa Pio XII durante la seconda guerra mondiale. Vi sono state infatti delle polemiche, più giornalistiche che storiografiche a dir la verità, sul pontefice accusato d’essere stato insensibile di fronte alla tragedia del popolo ebraico o persino di essere stato un alleato del nazismo. Oggi però il giudizio degli storici è molto più equilibrato anche per le acquisizioni documentali raccolte (documenti diplomatici, testimonianza delle persone salvate..) e attualmente la bilancia pende nettamente a favore dei “difensori” di Pacelli.

Ne è prova per esempio un convegno organizzato negli scorsi giorni a Roma dallo storico Matteo Luigi Napolitano, professore all’università “Gugliemo Marconi” a cui hanno partecipato diversi studiosi provenienti da tutto il mondo dal titolo “Pio XII e la seconda guerra mondiale: eventi, ipotesi, novità dagli archivi”. In essi si sono analizzati argomenti interessanti anche se non sufficientemente esplorati che mostrano l’ostilità reciproca tra Chiesa e nazismo: il “blocco” di Radio Vaticana da parte dei nazisti, l’ipotesi di un tentativo di accordo tra Vaticano e Unione Sovietica, le direttive ecclesiastiche per salvare gli ebrei o gli studi di Richard Breitam sull’OSS (la vecchia CIA) che mostrano come le vedute tra la Santa Sede e gli Alleati fossero dissimili nonostante entrambi considerassero il nazismo un nemico (mentre gli Alleati erano intenzionati primariamente a vincere la guerra, il Vaticano era più preoccupato a salvare vite nell’immediato).

Nel convegno si è discusso di un argomento spesso utilizzato dai detrattori di Pio XII: questi, pur non negando che la Chiesa si sia adoperata in un grande sforzo per salvare gli ebrei, affermano però che tale opera di carità sia stata effettuata dal basso clero all’insaputa o addirittura a dispetto dei vertici vaticani. Una tesi assurda come ha sottolineato lo storico Andrea Riccardi, (autore tra l’altro del libro “L’invero più lungo: 1943-44. Pio XII, gli ebrei e i nazisti a Roma)”: «Basterebbe l’attivismo in questo senso di una figura di rilievo all’interno del Vaticano come quella del sostituto alla Segreteria Giovanni Battista Montini a far crollare questa strampalata ipotesi» ha commentato. Secondo Riccardi l’opera di salvataggio fu infatti «un incrocio tra il movimento volontario e molecolare del clero, delle suore, delle religiose, delle famiglie, delle parrocchie, e la direttiva del Vaticano, che coordina, sostiene alimentarmente, stimola e protegge».

Del resto, vi furono molti prelati che dichiararono nel dopoguerra di aver aiutato gli ebrei sotto le indicazioni di Pio XII, ma alcuni studiosi rifiutano il valore di queste testimonianze reclamando una prova scritta dell’ordine del papa di sostenere gli ebrei. Tuttavia come ha fatto giustamente notare la storica ebrea Anna Foa questo atteggiamento «è speculare a quello dei negazionisti della Shoah che continuano a chiedere di tirare fuori l’ordine scritto di Hitler con il quale si ordina lo sterminio degli ebre»”.

A testimonianza di una rete di soccorso con un centro propulsivo in Vaticano lo storico Pierluigi Guiducci ha ricordato inoltre la figura Karel Weirich, dipendente vaticano di nazionalità ceca, che operò in difesa degli ebrei di Praga «in stretto contatto con la Segreteria di Stato, le organizzazioni di solidarietà ebraiche, la Croce rossa e le ambasciate», Mentre Johan Ickx ha invitato a far piazza pulita di una «piccola leggenda nera all’interno della grande leggenda nera: i cattolici tedeschi presenti a Roma durante l’occupazione tedesca – ha detto – erano ostili al nazismo e operarono attivamente, conformemente alla direttive del Vaticano, per salvare gli ebrei dalla deportazione e dalla morte». Il convegno si è concluso con le parole del professor Matteo Luigi Napolitano che ha dichiarato: «La “leggenda nera” possiamo considerarla ormai demolita: papa Pio XII non è il papa antisemita, non è il papa filonazista, non è il papa di Hitler. Gli archivi consento di cancellare questa leggenda e di porre le tematiche da un punto di vista nuovo».

Da parte degli studiosi vi è però stato l’auspicio che vengano interamente aperti gli archivi vaticani per il periodo riguardante la seconda guerra mondiale (apertura prevista per il prossimo anno) così da poter riuscire a ricoprire quei “buchi” rimasti ancora aperti nella storiografia come gli interventi della Santa Sede durante la razzia del ghetto di Roma nel 1943 e per riuscire a sfatare definitivamente l’immagine di un papa indifferente di fronte alle deportazioni ebraiche. Secondo alcuni studiosi intervenuti al convegno la colpa di questa “leggenda nera” è da attribuirsi in buona parte al dramma di Rolf Hochhut, “Il Vicario”, nella cui diffusione ebbero un ruolo non secondario anche i servizi segreti della Germania dell’Est intenti a screditare il pontefice per le sue posizioni anticomuniste. Storiograficamente si può però affermare che i difensori di Pio XII hanno confutato i principali argomenti che dipingevano il papa come un alleato del nazismo.

Per esempio, molti utilizzano come prova della complicità del Vaticano con il regime il concordato effettuato nel 1933. Tuttavia, come è già stato spiegato in precedenti articoli, il trattato venne ratificato proprio per difendersi dai nazisti e ciò è stato ribadito recentemente anche dallo storico Sergio Romano: «Pacelli, in particolare, sapeva quale fosse la reale natura del movimento creato da Hitler, ma dovette pensare che un Trattato internazionale avrebbe permesso alla Santa Sede di meglio tutelare i suoi fedeli e garantire all’episcopato tedesco attività e iniziative che non potevano essere vietate da un giorno all’altro. Non tutti gli storici sono d’accordo sull’utilità del concordato, ma credo che Hitler, in mancanza di uno strumento giuridico a cui la Chiesa avrebbe potuto appellarsi, avrebbe dato più libero sfogo ai suoi furori anticristiani».

Un altro cavallo di battaglia è l’accusa di aver taciuto di fronte alle atrocità. La cosa paradossale è che la stessa critica venne formulata all’epoca anche dai nazifascisti. Le forze dell’Asse, come gli Alleati, fecero infatti pressioni al pontefice per spingerlo ad effettuare una pubblica condanna dei crimini dei propri avversari così da poterla utilizzare come arma di propaganda. Pio XII però si mantenne neutrale, pronunciando condanne generali, evitando invece attacchi a specifici atti e questo atteggiamento irritò non poco i fascisti. Esemplari a tal proposito sono le invettive del gerarca Roberto Farinacci sul suo giornale: il 22 giugno 1944 criticò il papa per non aver pronunciato «una parola da quell’alta cattedra per deplorare questo banditismo criminale e barbaro» riferendosi ai bombardamenti indiscriminati angloamericani; in un’altra occasione accusò il papa di non aver fatto nulla per difendere le chiese polacche perseguitate dai russi aggiungendo «i nostri nemici sono un triumvirato: Stalin, De Gaulle, Pio XII» (29 dicembre 1944); un’altra volta attaccò il papa per essersi fatto difensore degli ebrei: «Per alcuni anni papa Pio XII ha sposato pienamente la causa ebraica, fino a offendere la sensibilità del suo gregge (…) Non avremmo mai pensato che il nostro pastore, il Vicario di Cristo, il capo della nostra Chiesa, un giorno potesse essere considerato il difensore più influente del popolo ebraico» (17 gennaio 1945) e ancora il 16 febbraio 1945 criticò il “silenzio” della Radio Vaticana sui misfatti accaduti in Polonia: «Chi non ricorda le proteste, le invettive, le frottole di Radio Vaticana nell’interesse dei cattolici in Polonia? (…) Ma ora un governo russo è a Varsavia, e l’accordo di Yalta ha liquidato il governo polacco a Londra. Siamo certi che Radio Vaticana non dirà una parola» (citazioni tratte da O. Chadwick, Gran Bretagna e Vaticano durante la seconda guerra mondiale, Milano 2007 p. 462).

Vi sono stati nella storia non pochi papi che sono spesso venuti meno ai dettami evangelici commettendo azioni tutt’altro che limpide o benefiche, ma la complicità col nazismo non è tra queste e i cattolici devono andare fieri dell’opera svolta da Pio XII durante i difficili anni della seconda guerra mondiale.

FONTE: uccronline.it (13/10/2014)

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